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  • IL COPIONE DI VITA

    “La libertà è la capacità del soggetto di agire

    (o di non agire) senza costrizioni o impedimenti esterni,

    e di autodeterminarsi scegliendo autonomamente

    i fini e i mezzi atti a conseguirli”.


    (enciclopedia Treccani)


    Credo che il bene più prezioso sia la libertà, eppure molte persone sembrerebbero ingabbiate in una ripetizione di pensieri, emozioni e comportamenti che li portano a soffrire e nonostante ciò loro li ripetono, come se non esistessero altri modi di vivere e reagire, come se dovessero seguire un copione teatrale.


    Nell’ambito teatrale gli attori sono tenuti a seguire il copione, in esso vi è scritto cosa devono dire, quali emozioni devono provare, cosa devono fare e non importa se vi è scritto che debbano soffrire o fallire, loro lo interpreteranno.


    Nell’ambito dell’Analisi Transazionale viene ipotizzato che proprio come gli attori, le persone seguano un “copione di vita”, infatti se ci riflettiamo possiamo incontrare persone a distanza di anni e vederle spesso nello stesso ruolo.


    Ma come nasce un copione di vita secondo l’AT?


    Origini del copione di vita


    Le persone viaggiano per stupirsi delle montagne,


    dei mari, dei fiumi, delle stelle;


    e passano accanto a se stessi senza meravigliarsi”.


    (S. Agostino)


    Nell’ambito teatrale e cinematografico chi scrive il copione viene chiamato “sceneggiatore”, ma nel copione di vita chi è lo sceneggiatore?


    Erick Berne (psicologo e padre fondatore dell’AT) definisce il copione di vita “un piano di vita basato su una decisione presa durante l’infanzia”, cioè è il bambino a decidere quale sarà il suo piano di vita, esso quindi non è determinato unicamente dalle forze esterne quali genitori o l’ambiente, infatti nel linguaggio tecnico dell’AT diciamo che il copione è “decisionale”.


    Ma come tutti i “sceneggiatori” i bambini non creano il copione dal nulla, hanno infatti delle “Muse ispiratrici” rappresentate dai loro genitori, infatti fin dai primi giorni di vita di un bambino, i genitori inviano dei messaggi sulla base dei quali egli forma delle decisioni su se stesso e sul mondo, creando ciò che in ambito teatrale verrebbe definita “sceneggiatura”, ma che in AT vengono definite come “Decisioni di copione”.


    Ma perché un bambino “scrive” il suo copione di vita attraverso tali decisioni?


    Le decisioni di copione rappresentano la migliore strategia che ha il bambino per sopravvivere in un mondo che fin da subito gli può creare difficoltà e sofferenza, per esempio se viene rimproverato dai genitori quando piange, potrebbe decidere di non sentire più la propria tristezza e di conseguenza non esprimerla più.


    Questa decisione che potrebbe sembrare errata, in realtà salva il bambino di aggiungere alla propria tristezza, la sofferenza di non essere accolto in un momento di difficoltà, ma rimproverato. Però tale decisione potrebbe far diventare il bambino un adulto ingabbiato in un lavoro o matrimonio che non lo fa stare bene, in quanto non sentendo la tristezza, non avverte l’esigenza di fare qualcosa per reagire.


    Comunque questo era solo un esempio di come i genitori possano ispirare il proprio bambino a prendere alcune decisioni di copione, successivamente analizzeremo i vari messaggi che i genitori possono inviare ai figli e le possibili conseguenti decisioni di copione.


    Tipi di messaggi di copione


    “Prima di lasciarvi vorrei proprio lasciarvi un messaggio positivo.


    Ma non ce l’ho. Fa lo stesso se vi lascio due messaggi negativi?”.

    (Woody Allen)


    I messaggi di copione possono essere trasmessi dai genitori verbalmente, non verbalmente o in questi due modi combinati. Sia i messaggi verbali che non verbali possono contenere un elemento di modellamento. I messaggi di copione verbali possono essere trasmessi sotto forma di comandi o di attribuzioni.


    Attraverso il modellamento i bambini notano come si comportano i genitori o altri familiari e li possono prendere a modello, invece attraverso i comandi riceve degli ordini (es.: “Non seccarmi!”, “Sbrigati!”, “Crepa!”, etc…) e le attribuzioni invece vi sono quando viene detto al bambino non cosa deve o non deve fare, ma chi è (es.: “Tu sei tranquillo”, “Tu sei carino”, “ Tu sei stupido” etc…).


    Di particolare importanza per la “Matrice di copione” sono i seguenti tipi di messaggi: le contro-ingiunzioni, i messaggi spinta, il programma, le ingiunzioni e i permessi.


    - Le contro-ingiunzioni sono dei messaggi che partono dallo stato dell’io genitore dei genitori del bambino e che saranno immagazzinati come parte del contenuto dell’io genitore del bambino (es.: “Sii buono!”, “Lavora sodo!”, “Sii il primo della classe!”, etc…).


    - I messaggi spinta rappresentano ciò che i genitori vorrebbero raccontare con soddisfazione a parenti e amici dei loro figli, sono dei comandi (es.: “Sii perfetto”, “Sii forte”, “Sforzati”, “Cerca di piacere” e “Sbrigati”) che se i bambini non soddisfano, non si sentono OK.


    - Il programma consiste in messaggi su come fare le cose verbalmente ma anche attraverso il modellamento “Ecco come fare a...”, questi messaggi provengono dallo stato dell’io adulto dei genitori e saranno immagazzinati come parte del contenuto dell’io adulto del bambino.


    - Le ingiunzioni sono messaggi provenienti dallo stato dell’io bambino dei genitori che saranno immagazzinati come parte del contenuto dell’io bambino del bambino, sono principalmente messaggi che ostacolano lo stato dell’io bambino libero del figlio (es.: “Non esistere”, “Non esssere te stesso”, “Non essere un bambino”, “Non crescere”, “Non riuscire”, “Non fare niente”,“Non essere importante”,“Non far parte”,“Non entrare in intimità”,“Non essere sano”,“Non pensare” e “Non sentire”).


    - I permessi sono messaggi provenienti dallo stato dell’io bambino dei genitori che saranno immagazzinati come parte del contenuto dell’io bambino del bambino, sono principalmente messaggi che aiutano lo stato dell’io bambino libero del figlio (es.: “Permesso di essere intimo”, “Permesso di esistere”, etc…).


    In che modo le decisioni di copione sono collegate ai messaggi


    “Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori:


    essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona,


    nella sua vita, rappresenta diverse parti”.

    (William Shakespeare)


    I genitori pur inviando messaggi di vario tipo non possono costringere il bambino a scrivere il proprio copione in un dato modo. È il bambino che decide cosa fare dei messaggi ricevuti, può accettarli così come sono, o può modificarli in modo ingegnoso per diminuirne l’influenza, oppure rifiutarsi di accettarli, infine può prendere delle decisioni miste.


    - Per esempio un bambino che riceve dal genitore l’ingiunzione “Non esistere”, può scegliere di accettarlo e suicidarsi da piccolo o da grande.


    - Oppure può prendere una decisione magica di trasferirne l’impatto su qualcun altro, compiendo un omicidio da adulto.


    - Un’altra possibile decisione può essere dire a se stesso “Questo messaggio è un problema di mia madre non mio”, in modo da rifiutare in blocco l’ingiunzione di “Non esistere”. I bambini che lo fanno posso, come affermano i Goulding, “diventare piccoli psichiatri o sacerdoti, mentre studiano la famiglia e cercano di guarirla, e si salvano riconoscendo che la patologia non è cosa che li riguardi”. Molti di questi “piccoli psichiatri o sacerdoti” procedono poi a diventare grandi psichiatri o sacerdoti, così da creare da un ingiunzione esiti positivi invece che negativi.


    - Un altro modo per evitare l’effetto delle ingiunzioni è prendere delle decisioni miste, cioè il piccolo professore combina diversi tipi di messaggi, con l’obiettivo di sopravvivere e vedere esauditi nel miglior modo possibile i suoi bisogni.


    Le decisioni miste possono essere: una contro-ingiunzione che copre un’ingiunzione (es.: unire “Lavora sodo!” con “Non esistere”, quindi “Finché lavoro sodo è OK per me rimanere vivo”), un’ingiunzione che copre un’altra ingiunzione (es.: unire “Non esistere” con “Non entrare in intimità”, quindi “È OK continuare a vivere finché non entro in intimità con nessuno”) o mettere un genitore contro l’altro (es.: il padre ha trasmesso “Non pensare”, la madre “Non esistere” quindi decide “Finché faccio lo stupido per papà non dovrò morire per mamma”).


    Gli esempi sopra riportate di decisioni miste permettono a molti di non suicidarsi.


    È possibile liberarsi dal copione di vita?


    “Il bene più grande che posso fare all’altro


    non è tanto dargli la mia ricchezza,


    quanto rivelargli la sua”.


    (L. Lavelle)


    È possibile liberarsi dal copione se prima di tutto si è consapevoli di averlo e soprattutto se si effettua una “Ridecisione”, per far ciò la psicoterapia può essere un’ottima soluzione, in modo da raggiungere una libertà dal copione e quindi l’autonomia, cioè “un comportamento, un pensiero o un’emozione che è una risposta alla realtà qui-e-ora più che una risposta a convinzioni di copione”.


    Inoltre per gli Schiff la persona autonoma si dà al problem-solving, cioè intraprende un’azione effettiva per portare in essere la soluzione, invece che darsi alla passività.


    Voglio concludere con Carlo Moiso che apre ad altre opportunità “È fondamentale considerare che la terapia non è la sola esperienza della vita che permette di cambiare, perché ciò che bisogna cambiare è in relazione in un contesto specifico” e infine con Salvatore (Rino) Ventriglia “Ogni rapporto vero, autentico, trasforma. È come la luce che illumina e dà senso al mistero insito in ogni uomo. In un rapporto così ognuno permette all’altro di esprimere parti di sé sconosciute. Si sperimenta la possibilità e la libertà di rivelarsi all’altro e svelarsi a se stessi. Emerge l’unicità di ognuno”.


    Bibliografia


    Eric Berne (1961) “Analisi Transazionale e psicoterapia”, Astrolabio.


    Eric Berne (1964) “A che gioco giochiamo”, Bompiani.


    Eric Berne (1966), Principi di terapia di gruppo, Astrolabio.


    Michele Novellino (2018), L’approccio clinico dell’analisi transazionale, FrancoAngeli.

  • ALCOLISMO: PREVENZIONE E CURA - PROPOSTA PER LA PREVENZIONE ED IL TRATTAMENTO

    L’ALCOLISTA


    Le persone possono diventare dipendenti da alcool per molti motivi diversi: non si può quindi tracciare un profilo dell’alcolista tipo, della persona che abusa di farmaci e così via. 


    Sono tuttavia ben conosciuti fattori e circostanze che possono favorire l’uso problematico dell’alcool. 


    DIFFERENTI TIPI DI ALCOLISMO


    Ci sono persone che cominciano a bere per motivi contingenti quali un grave lutto, un grande dolore, una separazione, situazioni che non si sentono in grado di superare con le proprie forze. Quando i fattori ambientali stressanti superano le capacità di resilienza di quel singolo individuo, la persona può cominciare a cercare delle “vie di fuga” dalla realtà contingente, vissuta come insopportabile. L’alcool può diventare così uno strumento per reagire, per alleviare momentaneamente la sofferenza. L’uso dell’alcool, però, rischia di divenire abitudine prima e dipendenza poi. In questi casi si parla di ALCOLISMO PRIMARIO e la prima cosa da fare è aiutare queste persone a riprendersi la responsabilità della conduzione della propria vita. E’ di grande aiuto, in questi casi, frequentare un gruppo di mutuo aiuto, cui partecipano anche ex alcolisti che attraverso il racconto e il confronto costruttivo di esperienze cercano di aiutare chi è ancora nel problema. 


    Si parla di ALCOLISMO SECONDARIO quando l’alcool è utilizzato da persone che sono già portatrici di patologie mentali più o meno gravi. Le persone usano l’alcol per sedare, anestetizzare sofferenze che derivano dalla loro malattia di base.  In questi casi, la cura della malattia psichica è la premessa indispensabile per poter smettere di abusare dell’alcool. 


    Sempre più diffuso, purtroppo, quello che viene definito “ALCOLISMO DELLA CASALINGA”: la donna frustrata perché adibita a mansioni riduttive rispetto alle sue capacità intellettuali è spinta a bere per abbattere le mura che la opprimono. In tutti questi casi l’alcolista è una persona che vive in estrema solitudine la sua dipendenza: spesso anche gli affetti familiari più cari sono compromessi, il lavoro è perso e a tutto ciò si aggiungono il senso di colpa, la vergogna dei familiari e il giudizio della società benpensante che considera queste persone fallite e viziose. In realtà l’alcolismo non è mai un vizio, ma è sempre un malattia. 


    FASI DELL’ALCOLISMO


    Si distinguono cinque differenti fasi nell’abuso di alcol:


        1. ABUSO DI ALCOL OCCASIONALE Il primo stadio è descritto come l’accesso all’ alcol piuttosto che l’uso stesso: in tale fase, il problema è ridurre al minimo i fattori determinanti il rischio di una persona ad usare l’alcol.

        2. ABUSO COSTANTE DI ALCOL: La seconda fase del consumo di alcol varia dall’utilizzo occasionale all’uso regolare settimanale di alcol. Questo o una qualsiasi delle fasi superiori di alcolismo comporta il “binge drinking” o “bevuta compulsiva “

        3. DIPENDENZA DA ALCOL: La terza fase è caratterizzata da individui che tendono ad aumentare la frequenza di uso di alcol. Questa fase comprende acquisto o addirittura il rubare per ottenere l’alcol. In questa fase la dipendenza da alcol è ancora prevalentemente psicologica.

        4. ALCOLISMO: Nella quarta fase del consumo di alcol, siamo giunti a un consumo regolare, ci si preoccupa di mantenere un alto livello di intossicazione e si sono sviluppati problemi sociali e educativi nella vita professionale o familiare come conseguenza dell’alcol. La dipendenza da alcol è fisica, l’individuo deve mantenere un alto livello di alcolemia per evitare l’astinenza. La brusca interruzione dell’uso di alcol senza assistenza specialistica può comportare la comparsa di sindrome da astinenza grave (delirium tremens)

        5. ALCOLISMO CON DISTURBI COMPORTAMENTALI E PSICHICI: La fase finale e più grave del consumo di alcol include comportamenti rischiosi come rubare, provocare risse, guida sempre in stato di ebbrezza, pensieri suicidi.


    PROPOSTA DI STRATEGIA TERAPEUTICA PER L’ALCOLISMO


    L’alcolismo, quindi, si può manifestare in diverse forme, ed il suo decorso prevede fasi diverse successive.  E’ quindi evidente che il trattamento di questa malattia deve essere assolutamente individualizzato, e deve rispondere ai bisogni della singola persona affetta da alcolismo.


    Il Dott. D’Angelo propone perciò una gamma di possibili interventi, da scegliere in funzione del tipo di alcolismo e dello stadio della malattia:


        1. Visita psichiatrica: in via preliminare, occorre identificare eventuali fattori di rischio psichico, eventuali disturbi psicologici o malattie psichiatriche sottostanti che possano favorire l’insorgenza di un ALCOLISMO SECONDARIO.  Il Dott. D’Angelo userà appositi test psicologici per diagnosticare la presenza di alcolismo, il tipo, la gravità. Potrà prescrivere esami ematochimici per determinare il grado di alcolismo ed i possibili danni organici che ne conseguono. 

        2. Psicoterapia individuale: in caso di malessere psicologico che necessiti di approfondimento in maniera più riservata

        3. Terapia di gruppo: In un GRUPPO DI MUTUO AIUTO, composto da persone che conoscono bene il problema e sono quindi in grado di ascoltare, capire e condividere senza giudicare, l’alcolista si sente “libero”, sa di poter essere se stesso e di essere accettato per quello che è. Nel gruppo, attraverso lo scambio di esperienze e la condivisione di stati d’animo, col tempo si arriva alla riconquista della accettazione di sé, dell’autostima, del proprio valore e alla liberazione dall’alcool. Ciascuna persona ha i propri tempi, ma sicuramente prima o poi la frequenza al gruppo faciliterà dei cambiamenti radicalmente positivi nel comportamento dell’alcolista e favorirà la sua crescita emotiva ed affettiva.  

        4. Terapia Farmacologica: Il Dott. D’Angelo è specializzato in Farmacologia e Tossicologia, oltre che in Psichiatria, ed è stato Direttore del Servizio Tossicodipendenze a Piedimonte Matese. Può quindi prendere in carico questi casi con l’eventuale TERAPIA FARMACOLOGICA, in appoggio all’indispensabile terapia di sostegno in gruppo, per trattare le astinenze, ridurre il craving, trattare i disturbi psichici sottostanti all’abuso di alcol e così via.

  • CODICE ETICO DELL’EATA ULTIMA REVISIONE DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO, SANTIAGO DE COMPOSTELA (10.08.2006)

  • COVID ED EMOZIONI - CHE EFFETTI STA AVENDO LA PANDEMIA SUL NOSTRO EQUILIBRIO MENTALE?

    La nostra personale esperienza, confortata da molti studi clinici, dimostra che durante il lockdown ed anche dopo la sua fine sono molto aumentati i livelli di stress, ansia, presenza e intensità di sintomi depressivi, di preoccupazioni spesso sproporzionate per il rischio di ammalarsi, di manifestazioni cliniche legate a disturbi ossessivo-compulsivi, da stress post-traumatico e ad altre malattie psichiche.  Col passare delle settimane di lockdown aumentavano i problemi e i sintomi psichici, che poi non sono svaniti alla fine del periodo delle restrizioni più gravi. Molte persone continuano a vivere nella paura di ammalarsi, nel terrore di vaccinarsi, mentre altri manifestano chiari segni di disturbi ansiosi o depressivi.


    A nostro modo di vedere, il danno peggiore è stato legato non tanto alla pandemia in sé, ma alla informazione, o meglio alla disinformazione: se si volesse scrivere un manuale su come NON si fa informazione, si potrebbe prendere ad esempio quello che avviene in Italia da due anni. Il balletto degli “esperti” che dicono cose contrastanti, numeri sparati a casaccio senza dare gli strumenti per capire cosa significano, provvedimenti legislativi tardivi, raffazzonati, inutili, a volte chiaramente dannosi, hanno alimentato i dubbi sulla situazione reale, sulla validità delle strategie comportamentali atte a difendersi, sulla onestà e trasparenza delle decisioni. La contraddittorietà delle informazioni ha dato ampio margine d’azione alle teorie complottiste, alle “dietrologie”. Tutto questo ha alimentato disturbi ansiosi e comportamenti disadattivi e controproducenti. Si è generata una complessiva sfiducia che oggi impedisce, di fatto, di arginare il proseguire dell’epidemia.


    In balia dei numeri giornalieri dei contagi, viviamo tutti i giorni una sorta di “sindrome da accerchiamento”: più i numeri crescono, più angosciosamente avvertimmo l’incombente pericolo. 


    Di fronte a tutte le gravi fonti di angoscia, la psiche umana reagisce in due modi diametralmente opposti: alcuni avvertono il peso del pericolo in misura esagerata, e cadono in forme ansiose o depressive. Altri, invece, mettono in atto i meccanismi psichici detti rimozione, negazione, dissociazione, proiezione: ed ecco allora che alcune persone non percepisco più il pericolo e creano assembramenti pericolosi (feste, cene, raduni in genere). Arrivano a pensare che il COVID non esiste, che è una montatura di “poteri occulti” che vogliono controllarci. Altri ancora sono alla disperata ricerca di certezze, leggono tutto ciò che possono, cercano di acquisire la capacità di valutare soggettivamente la validità delle misure proposte, come il vaccino.


    Tutti questi comportamenti, dal nostro punto di vista di specialisti, sono allarmanti, possono col tempo sfociare in disturbi psichici veri e propri, e richiedono perciò delle misure preventive. Le persone devono distogliere la loro attenzione dal COVID, almeno in parte, per dedicarsi ad attività che possano alleviare le loro tensioni emotive.


    Dovremmo tutti noi dedicare del tempo alle cose belle. 


    È dimostrato scientificamente che l’arte, in qualsiasi forma, attiva dei circuiti neuronali che fanno immaginare movimenti e azioni a livello mentale. Sono esperienze interiorizzate che aiutano il benessere e fanno aumentare il livello della serotonina: le visite ai musei ed ai centri d’arte possono aiutare a curare anche la depressione. In questo periodo le visite si possono effettuare anche in modo virtuale.

     

    Piuttosto che concentrarsi sulle tabelle dell’andamento della pandemia, piuttosto che cercare in Internet le notizie “segrete” sui complotti, è preferibile ascoltare buona musica, possibilmente musica classica.


    Sarebbe anche un ottimo rimedio produrre arte, dedicarsi alla pittura, alla musica, alla danza, alla scultura, alla fotografia o a a qualsiasi altra forma ci creazione solleciti il nostro interesse, la nostra empatia, ci regalino emozioni positive.


    La bellezza è più forte della paura, e può aiutarci a recuperare la nostra serenità.

  • DAL GRANDE SUCCESSO DEI SEMINARI DI COSTELLAZIONI FAMILIARI AD UNA NUOVA OPPORTUNITÀ FORMATIVA NEL MERIDIONE

    CASAGIOVE – Il recente seminario di Costellazioni Familiari, condotto dal Dottor Giovanni D’Angelo e Giacomo Pierotti, Direttore della Scuola di Formazione Gurdjieff – Quarta Via, ha confermato il grande successo che questa metodologia continua a suscitare nel pubblico meridionale. Come nelle precedenti edizioni, le richieste di partecipazione sono state superiori ai posti disponibili, rivelando un crescente interesse e una domanda significativa per questo tipo di interventi.

    Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il Dottor Giovanni D’Angelo, il mentore di questi seminari di Costellazioni Familiari. Gli abbiamo chiesto qual è il segreto dietro il costante successo di queste iniziative.

    Ci ha detto: “È davvero gratificante vedere quanto il pubblico risponda positivamente a queste esperienze di esplorazione familiare. Le Costellazioni Familiari permettono di affrontare e risolvere dinamiche profonde, spesso nascoste, che influenzano le nostre vite. Questo interesse crescente indica un bisogno reale di approfondire la comprensione di sé e delle relazioni.”

    In collaborazione con la Scuola di Formazione Gurdjieff – Quarta Via, il Dottor D’Angelo sta ora valutando l’apertura di un Corso di Formazione per Costellatori nel meridione. Questo corso fornirebbe una formazione specializzata per coloro che desiderano condurre Costellazioni Familiari in contesti diversi, come gruppi, sessioni individuali o persino ambienti aziendali.

    Abbiamo anche intervistato Giacomo Pierotti, Direttore della Scuola Gurdjieff – Quarta Via, per comprendere il ruolo della Scuola in questa nuova iniziativa, chiedendogli quale sia la visione della Scuola riguardo a questo corso di formazione.

    “La Scuola Gurdjieff – Quarta Via è impegnata da anni nella diffusione di approcci che favoriscano la crescita personale e collettiva. La collaborazione con il Dott. D’Angelo per aprire un Corso di Formazione per Costellatori si inserisce perfettamente in questa visione. Vogliamo fornire agli aspiranti professionisti uno spazio per acquisire competenze approfondite e condurre Costellazioni Familiari con un approccio etico e sensibile.”

    Il successo continuo dei seminari di Costellazioni Familiari a Caserta ha aperto la strada a una nuova opportunità formativa. Il Corso di Formazione per Costellatori, frutto della collaborazione tra il Dott. Giovanni D’Angelo e la Scuola Gurdjieff – Quarta Via, promette di essere un passo significativo nel rispondere al crescente bisogno di interventi mirati al benessere psicologico e relazionale.

    Se siete interessati a partecipare al prossimo corso o desiderate ulteriori informazioni, si consiglia di contattare direttamente il Dott. Giovanni D’Angelo o la Scuola Gurdjieff – Quarta Via.

  • PERIZIA PSICHIATRICA SUL MATRICIDA: “UCCISA IN UN RAPTUS”. DUE PER IL TEST SULLA ‘PAZZIA’

    CAPODRISE/MARCIANISE. Disposta la perizia psichiatrica con incidente probatorio per il matricida. Accolta in pieno la richiesta dei difensori.

    E’ il prof. Raffaele Sperandeo il perito nominato dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere la dott.ssa Alessandra Grammatica a sottoporre a visita psichiatrica Francesco Plumitallo di 29 anni di Capodrise che il 14 novembre scorso strangolo’ uccidendo con le mani la propria madre Patrizia Vella Lombardi (detta Rosa) originaria di Marcianise di 54 anni ( residente a Capodrise ).

    L’omicidio avvenne mentre la signora Rosa era in cucina, di buon mattino, intenta a sbrigare delle faccende domestiche. Accolta prontamente dal Giudice delle Indagini Preliminari Sammaritano la richiesta di incidente probatorio avanzata ieri dai suoi legali gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo. Ad affiancare il perito d’ufficio ci sara’ lo psichiatra che ha tenuto in cura il giovane : il dott. Giovanni D’Angelo (prima che Francesco venisse trattato dall’Unita’ Operativa di Salute Mentale di Marcianise). Conferimento d’incarico urgente per periti e consulenti il 23 novembre prossimo.

    Per la cronaca Francesco Plumitallo aveva confessato sin dal suo arresto al Pubblico Ministero ( dott. Giacomo Urbano ) e poi anche al Giudice in sede di convalida di aver ucciso sua madre pentitosi per il gesto estremo compiuto e causato dal fatto che non aveva assunto i farmaci che gli erano stati prescritti. Egli in sede di interrogatorio aveva ricostruito quello che ricordava della scena dell’omicidio dicendo di aver strangolata sua mamma con il braccio e che il tutto era avvenuto quando era in preda a un raptus compulsivo e a una confusione ed a un disordine mentale per cui non aveva coscienza di quanto stava accadendo.

    Il giovane attualmente si trova detenuto nel Carcere di Santa Maria Capua Vetere in un reparto speciale sotta sorveglianza continua. Intanto oggi sulla salma della povera vittima verra’ effettuata l’autopsia dal dott. Omero Pinto dell’Azienda Ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. Nei prossimi giorni saranno celebrati i funerali della povera signora Rosa sorella di un alto prelato della Curia di Caserta.

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Studio Medico Dott. Giovanni D'Angelo
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